18/03/10

Corso di accompagnamento alla nascita: prima lezione

Già il titolo m'è piaciuto, e mi sembra la giusta risposta a chi - ma non dico *chi* - mi ha chiesto sarcasticamente "Ma perché ormai non lo sai come si partorisce?".
A parte che nessuno sa come si partorisce, perché ogni parto fa storia a sè (e questo principio è stato uno di quelli che mi hanno aiutato a trovare il coraggio di rifarlo: l'alta probabilità che il secondo parto vada molto meglio del primo); secondo: nessuno può insegnare a partorire, nè un'ostetrica nè una donna che ha sfornato 12 figli.

I corsi di preparazione al parto, secondo me, servono solo ed esclusivamente a prendere confidenza con la cosa, e, se si ha la fortuna di frequentarli nella stessa struttura in cui si è deciso di partorire, permettono di conoscere e prendere confidenza anche con la struttura stessa e il personale.

Ieri mattina c'era il primo di otto incontri. Ciascun incontro dura 3 ore (tre ore!!) ed è suddiviso in due parti: la prima ora e mezza è tenuta da un operatore sanitario (i primi 4 incontri sono con le ostetriche, poi il ginecologo, l'anestesista, il neotatologo e la puericultrice) e la seconda parte di ciascun incontro è tenuto da una psicologa che ci insegnerà il training autogeno e ci spiegherà come fare a mantenere un certo decoro durante il travaglio senza lasciarsi andare a scene isteriche di urla e maledizioni all'indirizzo del marito :-D

Insomma, è partito bene, mi è piaciuto perché ha tutta l'aria di essere davvero "serio", inoltre offre la possibilità di incontrare quelle figure professionali che si incontreranno durante il momento clou e poter chiarire dubbi e curiosità...

Perché ho deciso di farlo? Perché, come avevo già detto, avevo bisogno di prendere contatto con questa realtà, di cominciare a sentirmi davvero incinta e fare le cose che fanno le donne incinte. Incontrare e scambiare esperienze anche con altre mamme è fondamentale... il confronto, la condivisione, lo scambio di idee e di opinioni...

Ripongo molta speranza nel training autogeno, vorrei riuscire ad evitare l'epidurale, stavolta, e partorire da seduta invece che da coricata... se riesco ad imparare il training autogeno, i tempi si fanno brevi (e non c'è bisogno di molto sforzo per farli più brevi.... Matilde ci ha impiegato 17 ore per nascere... quand'anche me ne facessi la metà sarebbe già ottimo) e riesco a gestire il dolore e la respirazione, posso farcela. Devo farcela.
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Aiutatemi! Inventate il teletrasporto fetale entro la fine di maggio, per favore!!!

5 commenti:

lucyvanpelt78 ha detto...

Santarellina, se prima non c'era il rischio che mi venisse da ridere stai tranquilla che adesso sicuramente lo farò! :-D
Dani, hai dimenticato la numero 3: "Castrate mio marito!!!!!!"
Elena che dici, lo inventiamo??? :-D

yersiniapestis ha detto...

il training autogeno è ormai superato....
le visualizzazioni sono moooolto più semplici, più efficaci, più confortevoli e se una fa un po' di allenamento ecc può farsele per conto proprio.
son contenta che abbia trovato un corso che ti soddisfa

lucyvanpelt78 ha detto...


Yersinia le visualizzazioni sono quelle che ci avevano insegnato al corso che ho seguito al tempo di Matilde... ebbene non hanno funzionato manco per niente... le doglie erano talmente dolorose (e talmente prolungate nel tempo) che non riuscivo nemmeno a respirare, altroché...
Per questo ho deciso di provare col training autogeno, magari cambiando metodo... chissà... :-)
(Giuin giurello che se non arrivo a 4 cm entro le prime 6 ore, me ne frego e mi faccio epiduralizzare di nuovo)

utente anonimo ha detto...

Perché evitare l'epidurale? Può avere controindicazioni o è una scelta personale?
Scusa, non ho voce in capitolo, la gravidanza è una cosa che mi impressiona fortemente, preferirei che i neonati nascessero dalle uova come le tartarughe marine.
Ciao!
K

lucyvanpelt78 ha detto...


in genere quando si sceglie l'epidurale si va inevitabilmente verso un parto medicalizzato, per tutta una serie di motivi... non si concilia con un parto "libero" e femminile, fosse solo per l'ingombro del cateterino nella schiena, la flebo al braccio e i sensori del monitoraggio continuo del cuore...
Da non sottovalutare, inoltre, la possibilità di perdere momentaneamente l'uso delle gambe, come è successo  a me, che mi hanno dovuto sollevare di peso per portarmi dal lettino della sala travaglio a quello della sala parto...
no, un altro parto così non lo voglio, in balia degli altri.... vorrei poter essere libera di muovermi e assumere la posizione che mi è più congeniale.