12/11/10

Svezzamento a chilometri zero

Esiste un nuovo metodo per svezzare i bambini, un metodo talmente "nuovo" da essere cosiderato "folle" da molti, ma nessuno pensa che non è altro che il metodo che è stato adottato dalla notte dei tempi fino a 60 anni fa, ossia quando si è deciso che tutti i neonati sono "malati" e come tali vanno trattati, dando loro alimenti specifici, come se non fossero "comuni" esseri umani.
Ma non voglio essere polemica, non ora, non in questo post.

Il metodo antichissimo e nuovo si chiama "autosvezzamento" e bandisce dall'alimentazione dei neonati tutto ciò che viene definito "alimento per neonati": pappe, pappine, farine, pastoni, omogeneizzati ecc...

L'organismo di un bambino di 6 mesi è perfettamente in grado di digerire il cibo normale, tutto il cibo normale, quello "per adulti".
Già qualcuno storce il naso, a leggere questa affermazione, ma c'è dell'altro.
Il "momento" ideale per integrare l'alimentazione a base di solo latte con i primi cibi solidi e semisolidi non deve essere stabilito "a tavolino" dal pediatra (come se il bimbo fosse con la data di scadenza) ma bisogna lasciare che sia il bambino stesso a mostrare interesse verso il cibo degli adulti, perché la natura è perfetta (non bisogna mai dimenticarlo) e per "magia" il bambino rivolgerà la sua attenzione al cibo solido solo quando il suo organismo sarà pronto a digerirlo. Il mmento giusto è quando cercherà di rubarvi il cibo dal piatto. Provare per credere.
L'unica regola, quindi, è lasciare il bambino libero di esprirmersi e soprattutto ascoltarlo.

Io non credevo che sarebbe stato possibile. Matilde raramente mostrava interesse verso il nostro cibo, ma è anche vero che la maggior parte delle volte dormiva durante i nostri pasti, o meglio: io facevo in modo di mangiare mentre lei dormiva.

Con Angelica è diverso: la tengo in braccio mentre mangio, e non sempre per volere mio...
Però la "magia" si è avverata. Mangiavo un delizioso fico d'india (che in questo periodo sono nel momento di migliore qualità e dolcezza)... Prima lo seguiva con lo sguardo: lo guardava nella mia mano, e lo seguiva fino alla mia bocca. Poi si è lanciata, con le mani e con la bocca spalancata, direttamente verso il fico d'india che tenevo in mano. Io ho strusciato il mio dito sulla polpa e gliel'ho avvicinato alla bocca... lei se l'è ciucciato entusiasta ed è partita di nuovo a bocca aperta verso il frutto direttamente.

E così comincia l'avventura di Angelica nel meraviglioso mondo del cibo.
Un inizio assolutamente spontaneo, naturale e soprattutto rivolto alle tradizioni locali... Perché mai una bambina di Palermo avrebbe dovuto cominciare con le mele del Trentino??? :-D

10 commenti:

Trasparelena ha detto...

Io sono una mamma ansiosa sul cibo (ecco l'ho detto) e pure un pelo ipocondriaca.
A prescindere dal fico d'india che  io povera milanese che a km 0 c'ho solo il particolato non l'ho manco mai assaggiato, ma con il glutine come la metti?
cioè...
sarà che noi milanesi siamo tendenzialmente allergici a qualcosa
ma a me più pediatri m'han detto che più tardi si introducono certi alimenti allergizzanti e il glutine e più probabilità hai di proteggere il bambino da qualsiasi tipo di allergia fino a 5 anni, soprattutto se uno o entrambi i genitori sono allergici o intolleranti a qualcosa) 

Però questa teoria che descrivi in effetti l'avevo già sentita...

moonsweet ha detto...

son d'accordo con te però ecco.... il mio cuginetto voleva prendere la pasta con il ragù dal piatto... ed ecco beh.... mi pareva un salto eccessivo per un bimbo di 5 mesi....

utente anonimo ha detto...

Tanti tanti anni fa la mia piccola rifiutava di essere svezzata, chiudendo ostinatamente la bocca davanti a pappine, cremine e cibi per neonati. Dopo due settimane di lotta, resami conto che forzarla sarebbe stato uno sfinimento per me e per lei, decisi di tornare al puro latte e a qualche cucchiaino di frutta frullata (l'unica cosa che accettasse di buon grado). Anch'io la tenevo in braccio quando eravamo a tavola, ma lei aveva già la pancina piena di latte. Fu solo intorno ai dieci mesi che cominciò a mostrare interesse per il nostro cibo, così le permettevo di "pescare" direttamente dal mio piatto alcuni pezzetti di alimenti che ritenevo potessero essere adatti a lei. In questo modo iniziò il suo svezzamento e in breve accettò di sostituire alcuni pasti di latte con altri cibi. A quei tempi non sapevo che questo sistema si chiamasse autosvezzamento e io lo praticai benché criticata dalla pediatra, che non accettava che agissi indipendentemente dalla sua scuola di pensiero, e da parenti e conoscenti, che lo giudicavano un metodo diseducativo e antiigienico. Se avessi avuto un altro figlio avrei agito nello stesso modo, perché così facendo lo svezzamento fu un cambiamento spontaneo, molto naturale, non traumatico, e anche economico. Per quel che può valere il mio parere, mi sentirei di incoraggiarti a percorrere questa strada. Auguri.
Antonella

lucyvanpelt78 ha detto...

Rispondo solo ad Elena, gli altri non me ne vogliano...
Anche io, al tempo di Matilde, ero paranoica in tal senso. Io sono un soggetto allergico, molto allergico, ad una quantità infinita di roba e anche io ho seguito le direttive del posticipare il più possibile certi alimenti.
Poi mi sono documentata meglio ed ho scoperto che in tutta la letteratura scientifica mondiale non esiste un solo studio che dimostri l'efficacia di questa tattica, anzi si è scoperto che certi alimenti più tardi vengono introdotti e più è probabile che diano luogo a sensibilizzazione... L'unico vero, efficace, sicuro e dimostrato metodo per ridurre il rischio di allergia è l'allattamento materno ESCLUSIVO per i primi 6 mesi, dopo di che sta tutto nella genetica (e nella fortuna). Non si eredita l'allergia, si eredita la tendenza a svilupparla e purtroppo se un bambino è destinato ad essere allergico al pesce (per dirne una) lo sarà in ogni caso, e lo sarà più facilmente se mangia il pesce a 18 mesi invece che a 7.
Io, quando l'ho scoperto, ci sono rimansta malissimo ed avrei voluto picchiare la pediatra che mi aveva riempito la testa di mille teorie e paure INFONDATE, spingendomi ad adottare il comportamento peggiore per limitare il rischio di allergia per Matilde, ma ormai è andata così. Mi sono documentata ed è vero: gli studi scientifici a riguardo portano risultati del tutto opposti a quelli che ci hanno inculcato le riviste e i pediatri maleinformati...

Fatti un giro su Google, troverai un sacco di materiale sull'argomento... Oppure fatti un giro in libreria e leggi "Io mi svezzo da solo" di Lucio PIermarini e/o "Il mio bambino non mi mangia" di Carlos Gonzalez...

utente anonimo ha detto...

Ribadisco la mia premessa: sono assolutamente ignorante in materia, soprattutto dal momento che figli ancora non ne ho. Quindi non posso nemmeno parlare "col cuore di mamma", che spesso si dissocia dalla ragione e da teorie più o meno scientifiche. Però non posso negare di aver sempre pensato che tutte le sofisticazioni, le precauzioni, le limitazioni imposte in campo alimentare (e non solo) per lo svezzamento dei bambini fossero solo un colossale busisness perpetrato ai danni dei genitori. Insomma... fino a non molti anni fa (dalle mie parti anche oltre gli anni '60), i bambini venivano svezzati con gli stessi alimenti consumati dagli adulti, magari cotti in maniera più leggera. Ad esempio le prime pappe erano costituite da pane raffermo tostato e grattugiato fatto bollire in un brodo vegetale, al quale si aggiungevano via via cibi più sostanziosi: carne bollita frullata (sminuzzata sempre più grossolanamente con la crescita), brodo di carne leggero, pastina... verdure schiacciate. E anche la frutta veniva semplicemente grattugiata o cotta. Secondo me era tutto molto più rispettoso per il metabolismo dei piccini e per l'ambiente. Vuoi mettere l'apporto educativo? abituare i bambini alla stagionalità dei sapori, immettere meno rifiuti nell'ambiente, e risparmiare un sacco di lilleri che possono essere investiti in modo più saggio... E soprattutto non farcirli di cibi industrializzati, sofisticati e vitaminizzati, depauperati di qualsiasi somiglianza con l'alimento di origine!
Brava Lucy, che fai riflettere e informi anche su questo importantissimo appuntamento nella crescita di bimbi sani e felici!
Fede

iumeicmismail ha detto...

oggi ero a palermo....22°!!!!! ma vi rendete conto in che paradiso vivete??? stasera sono tornata nella triste pianura padana, con la nebbia e il freddo...che tristezza
anche io voglio un fico d'india, qui arrivano che hanno perso il sapore!!!!

Trasparelena ha detto...

@Lucy grazie, se mai riuscirò a bissare mi informerò sicuramente su questo punto!

utente anonimo ha detto...

io non condivido il tuo pensiero i nostri bambini hanno bisogno di crescere piano piano e soprattutto gli enzimi dello stomaco hanno bisogno di formarsi... non si può dare un fico d'india ad una bimba di appena sei mesi... la mia bimba anna ha una settimana in meno della tua angelica noi abbiamo iniziato gradualmente seguendo i suoi gusti e senza forzarla. ad esempio ad anna la frutta non piace tanto... pazienza prima o poi apprezzerà.. ma non mi verrebbe mai in mente di darle un fico d'india. anche i nostri genitori hanno iniziato a darci il cibo gradualmente... invece di comprare l'omogenizzato lo facevano loro... e infatti noi abbiamo preso il robottino della chicco che cucina al vapore e poi omogenizza... e più avanti le farò io le pappine.... per il momento per le quantità che mangia preferisco prendere gli omogenizzati quando sono in offerta faccio la scorta. anna sta diventando autonoma. credo che i genitori debbano far questo far diventare i propri figli autonomi e indipendenti. anna a volte mi sorprende per quante cose da grandi riesce a fare. è così piccola io ho iniziato a lavorare e lei ha imparato ad addormentarsi da sola nel suo lettino.. la metto giù e lei si coccola da sola e si addormenta. mi son commossa la prima volta che l'ho vista... mi piaceva tantissimo tenerla tra le braccia a coccolarla e farla dormire ma non era giusto per lei...
ti mando un abbraccio e un bacio alla tua cucciola..

Fran

utente anonimo ha detto...

quando noi pranziamo anna sta a tavola con noi nel suo seggiolone e ci guarda e partecipa con noi... non condivido neanche che tu la tenga in braccio a parte che è di una scomodità unica e poi la mia anna pesa quasi 8 chili incomincia ad esser pesante da tener in braccio. infatti lei non ha il vizio di esser presa in braccio sta comodamente nel suo seggiolone o sdraietta o letto e quando la prendo in braccio è per le coccole...
ognuno ha il suo pensiero... questa è la mia esperienza di mamma.

Fran

lucyvanpelt78 ha detto...

Fran apprezzo il fatto che tu abbia espresso la tua opinione e raccontato la tua esperiena. Non sta a me cercare di convincerti a seguire il mio esempio, anche perché non ho alcun interesse a farlo... però devo correggerti: l'intestino di un bambino di 6 mesi è in grado di assimilare tutto, qualsiasi cibo. Gli schemini sul cosa dare e quando sono invenzioni di certi pediatri e ne è dimostrazione il fatto che non esiste uno schema unico ma ogni dottore ti darà la sua interpretazione dei fatti e allora ci sarà chi ti fa introdurre il pomodoro a 9 mesi, chi a 12, chi oltre. A chi credere?
Te lo dico io: al bambino, che istintivamente sa se qualcosa può fargli del male oppure no. E' una capacità tutta animale, del distinguere il cibo da ciò che potrebbe essere tossico.

Ti invito a documentarti al di fuori delle riviste per mamme piene di pubblicità mellin e plasmon, bensì in ambienti dove la ricerca scientifica è finanziata da istituzioni serie e non interessate alle vendite...

Quanto al tenere in braccio Angelica mentre mangio... è il modo più comodo per farle assaggiare il mio cibo e permettere anche a lei di "servirsi" da sola.
:-)