16/06/13

Mani di velluto

Assistendo involontariamente all'ennesima lite tra la mia dirimpettaia e il figlio tredicenne (impossibile non farsi i fatti loro, visto che urlano a squarciagola mattina e sera), mi sono sentita riportare indietro, esattamente ai miei 12-13 anni.
L'oggetto della lite era un sospetto, probabile, evidentemente reiterato furto dal borsellino di mamma. Lei asseriva che avrebbero dovuto esserci 25 euro, invece ne aveva trovati solo 5.
Lui, ovviamente, negava categoricamente, per poi uscire di casa sbattendo con rabbia il portoncino e tornandosene all'oratorio della chiesa.

Mi è venuto in mente che anche io, a quell'età, prendevo di nascosto i soldi dal borsellino di mia madre. Mille o duemila lire, in genere, con le quali mi compravo la merenda al bar.
Certo, detta così sembra brutta, ancora più di quel che è.
I miei non mi compravano mai la merenda al bar. Una volta a mese compravano una discreta scorta di merendine confezionate e mi propinavano quella. Ma i miei compagni (per antonomasia "più fighi", perché a quell'età sono sempre gli altri quelli "fighi") si compravano il calzone, la pizzetta, il rollò col wurstel... e tirare fuori dallo zaino un saccottino all'albicocca era molto frustrante e deprimente.
Così io rubavo i soldi a mia madre, o facevo la cresta sulle commissioni al supermercato, per potermi concedere il lusso di un calzone ogni tanto.

Però, al contrario del tredicenne mio dirimpettaio, io sono stata più brava e discreta, perché non mi sono mai fatta beccare.

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