06/11/13

Quanto vale il mio tempo?

Mio marito mi dice spesso che non è vero che il tempo è niente, una cosa che si può regalare o buttare via senza farci troppo caso. Bisogna valutare bene anche le cose per cui può valere la pena di spendere tempo oppure no.

Fatta questa premessa, mi ritrovo in una empasse, dalla quale non so uscire.
Sto leggendo un romanzo, di un illustre sconosciuto scrittore emergente come me.
No. Peggio di me.

Non voglio fare la superba e presuntuosa, ma questo romanzo, pur avendo una trama simpaticuccia, è scritto coi piedi. Ci sono refusi talmente assurdi che sembra che non sia stato riletto nemmeno una volta prima di darlo metaforicamente alle stampe, autopubblicandolo nientepopodimenoche su Amazon.

Ora, l'empasse è la seguente: che faccio?
Lo lascio a metà (tanto sento già che la simpaticucceria della trama scacherà inevitabilmente in un polpettone di banalità disarmante), oppure lo leggo tutto, fino alla fine, riservandomi poi la facoltà di utilizzare dell'altro tempo per scrivere una dettagliata recensione su cosa fa schif... ehm... è da rivedere nel testo?
Gratis, va bene.
Significa prendere e regalare almeno 3 o 4 giorni di tempo libero ad uno sconosciuto.
In virtù di che? Del fatto che porcapupazza, sono pure io un'emergente ed io vorrei riceverne di un milione di recensioni critiche al mio romanzo, che pagherei... ehm... no, il mio "circolo di lettori" non si faccia venire grilli per la testa... non pagherei, ma offro la mia imperitura gratitudine a chi si offre di farlo per me.
(Poi a qualcuno ho anche offerto un "pagamento in natura" pur di avere la sua opinione, pur di sapere che si è preso l'impegno di leggerlo e invece non ha funzionato lo stesso... ma questa storia la racconto un'altra volta, che merita un capitolo a parte).

Ordunque, torno all'argomento principale: che fare? Impiegare il tempo che potrei usare per leggere qualcosa di *valido*, sciupandolo per leggere questa ciofeca?
Cosa vorrei, io, se fossi dall'altra parte della questione?
Ebbene, in effetti io vorrei che se qualcuno trovasse orribile il mio romanzo, ne interrompesse pure la lettura, però che mi spiegasse cosa non gli è piaciuto, cosa non lo fa proseguire. Però ci resterei male a leggere una recensione negativa di qualcuno che si è fermato, comunque, ai primi 3 o 4 capitoli.
Quant'è il minimo sindacale per interrompere la lettura di un romanzo?
E soprattutto: perché non mi faccio altrettanti scrupoli con gli scrittori-quelli-veri, per i quali mi sento libera di interrompere la lettura anche a pagina 5, se necessario, se non mi piace?
Forse la verità è che c'è un sottile filo che lega tra loro gli scrittori emergenti, una sorta di solidarietà, condivisione dei tormenti...

Bah. Mi sa che lo leggerò fino alla fine. Poi lo stroncherò, ovvio. Il tizio me ne sarà grato. O mi odierà per sempre.

3 commenti:

Valeria ha detto...

La verità è che non tutti i lettori si sentono in dovere di recensire ciò che leggono, e quindi - giustamente! - esercitano il sacrosanto diritto di lasciare a metà! :P

Rosa ha detto...

Io in genere arrivo a pagina 100 o giù di lì. Dopodiché, se il libro non mi piace, interrompo la lettura senza timori reverenziali per nessuno.
Il tuo libro....giuuuuuro che lo leggerò! Tu, in cambio, mi prometti di tornare sull'Isola creativa?
Stiamo cercando di revitalizzare un po' il forum e c'è bisogno anche di te! In questo periodo organizziamo il meeting di Natale.Dai vieeeeeeniiii!!!!!

Anonimo ha detto...

Io credo che si abbia il diritto di lasciare un libro quando sono già 50 pagine che vorresti smettere ma ti forzi di continuare a leggerlo.
Se sei ancora al capitolo 2... beh.. peggio per chi lo ha scritto....


LA Santa