31/10/14

Preferisco le streghe

NON SI OFFENDA NESSUNO*
Tutto questo fiorire di santini come immagini del profilo di whatsapp mi ha fatto venire l'orticaria! Dunque anch'io ho cambiato immagine... come antidoto ;-)

(Non sono mai riuscita a capire queste crociate contro halloween. Cioè, se non lo volete fare non fatelo, non travestitevi né voi né i vostri bambini, rifiutate gli inviti alle feste, ignorate il campanello... Ma perché dovete scassare la min#ia a chi vuole godersi la carnevalata autunnale? Perché, col solito malcostume cattolico, vi arrogate il diritto di moralizzare gli altri secondo la vostra morale? E sappiate che trovo ben più oscena la vostra di carnevalata, quando organizzate la festa al catechismo con i bambini travestiti da santi, con tanto di saio e aureola finta. Patetico a dir poco!)

Viva le streghe!
Felice Samhain a tutti!

30/10/14

Visto che la pubblicità è l'animo del commercio...

...e che il fatto che io possa o non possa vedere una carta da 50 euro ogni tanto dipende soprattutto dal volume di "commercio" svolto, vi segnalo il sito web con tanto di shop online di Filly Cusenza, la designer tessile con cui collaboro.
http://www.fillycusenza.it

A onor del vero, forse il sito rende poco la bellezza e la ricca varietà delle creazioni artistiche che realizziamo insieme, ma è anche quello in fase di lancio. Per qualsiasi domanda potete scrivere all'indirizzo indicato, o telefonare, o persino chiedere alla sottoscritta.

Vabbè, io il link ve l'ho dato, poi vate vobis.

29/10/14

La rara virtù della discrezione

"Gandalf, devo confessarti una cosa"
"Sentiamo"
"Io ho un blog"
"..."
"Un blog mio, personale. Ci scrivo sotto pseudonimo. Lì mi faccio chiamare Lucy Van Pelt"
"E da quant'è che c'hai 'sto blog?"
"Sette anni"
"SETTE ANNI?! E io che pensavo di non conoscerti bene... io non ti conosco per niente se tu c'hai un blog da sette anni ed io non l'ho mai saputo"
"Non lo sanno in molti. Anzi non lo sa quasi nessuno. Degli amici reali, intendo. Cioè, poi ci sono decine di persone che conosco nel mondo reale e che leggono il mio blog, ma è solo perché li ho conosciuti *tramite* il blog."
"E perché non lo hai mai fatto conoscere agli altri?"
"Per mia serenità. Per avere la possibilità di scrivere senza freni inibitori."
"Quindi dei tuoi parenti non lo sa nessuno?"
"L'unico che lo sapeva e lo leggeva era Shroeder, il mio ex marito. Ora non lo legge più, almeno credo. E poi pure mia cognata, ma lei mi ha trovato per altre vie e mi ha riconosciuta, non gliel'ho detto io"
"Quindi per il resto... nessuno?"
"Nessuno. Forse la mia amica Emilia. Una volta gliel'ho raccontato ma non so se lo legge"
"E quand'è che me lo dai l'indirizzo, così recupero i sette anni perduti?"
"Vuoi l'indirizzo?"
"No? Me lo devo cercà su gugòl?"
"No, vabbè, ora te lo do".

...

SMS dell'indomani
Mittente: Gandalf
"Non leggerò il tuo blog"

Risposta
"Non se hai preso questa decisione per delicatezza nei miei riguardi o per ripicca per il fatto che non te l'avevo mai raccontato... in entrambi i casi preferisco così!"

Controrisposta
"Per la prima, scema! Immagino che in questi sette anni tu possa aver parlato di me e voglio che continui a farlo liberamente, senza inibizioni"
Addendum
"Però a ben pensarci, anche la seconda sarebbe stata appropriata per la mia personalità. E' che me sto a invecchià, e certe cose non so' più capace a farle. Anche se, forse, a te una ripicca del genere non l'avrei fatta lo stesso".

Gandalf e la sua inaspettata e ben scoperta discrezione. :-)

28/10/14

I pomodori arancioni

"Allora, io sto andando dal fruttivendolo... cosa volete?"
"L'uva!"
"E quelli là... come si chiamano...?"
"Quali, Angelica?"
"Quelli là, quelli che sembrano pomodori... ma sono arancioni... e si mangiano col cucchiaino..."
"Cachi, Angelica... si chiamano cachi!

:-)

27/10/14

1960

Ok, stavolta vi ho avvisato per tempo.
Questo è il post 1960. Ne mancano 18, ma ora non vi avviso più.

Ricordatevi del concorsone "Psychiatrichelpìzzati e vinci"!

25/10/14

Il mastodontico post su Londra

Tutto ciò che avreste voluto sapere prima di andare a Londra e nessuno vi ha mai detto.

Fa freddo, fa caldo, piove e c'è il sole
Checché possa dire la vostra applicazione per il meteo, a Londra il clima è variabile e incerto, con cambiamenti repentini e rapidissimi. Vi alzate dal letto che fuori ci sono 9°, uscite e vedete il cielo limpido, tempo mezz'ora pioverà. Smette di piovere, spunta il sole, si arriva anche a 18°, dovete togliervi il giubbotto, ma non fate in tempo ad allacciarvelo in vita per continuare a girovagare, che si rannuvola tutto. Tempo mezz'ora e piove. Eccetera eccetera.
Quando preparate la valigia, metteteci dentro un esemplare d'abbigliamento per ciascuna stagione, perché le toccherete tutte in 24 ore.

 I trasporti pubblici
A Londra ci si muove alla grande e con spaventosa facilità. Quando prenotate un albergo, fregatevene della posizione rispetto al centro. Tutt'al più abbiate cura che ci sia una fermata del bus vicino. Gli autobus sono puntuali, frequenti, sia di giorno che di notte, vivibilissimi e puliti. E vi aiuteranno a raggiungere almeno una stazione dell'underground. Da lì state sereni che potrete andare OVUNQUE, ma proprio OVUNQUE. La rete della metropolitanea è una vera e propria ragnatela. Il 90% delle stazioni è toccato da almeno 2 linee diverse per cui qualunque sia il punto in cui vi trovate e qualunque sia il punto in cui volete arrivare, basterà prendere la metro e in due, massimo tre cambi di linea arriverete a destinazione.
Le metro sono velocissime, frequentissime e frequentatissime. Alle stazioni ci sono i sedili per l'attesa ma credo che nessuno ci abbia mai poggiato le terga lassù, perché non fa in tempo a partire una metro che al massimo in 2 minuti arriva quella successiva.
Però costa un pozzo di soldi. Dice che sono i trasporti pubblici più costosi d'Europa.
La soluzione ideale è fare l'abbonamento "Oyster Card", che si compra nelle stazioni dei treni. Io ho fatto l'abbonamento settimanale (credo sia il taglio minimo), è costato 36 sterline (circa 50 euro) e vale per tutti gli autobus, l'underground e l'overground (una specie di tram). E' costato indubbiamente un botto, però ne è valsa la pena, proprio per la capillarità della copertura dei servizi.

Il cibo
Credo che non esista una "cucina inglese", o forse si è estinta. Si può mangiare ovunque, qualsiasi cosa e a qualunque ora. Ogni 10 metri c'è una catena di fast food, un kebabaro, un cinese, un messicano, un indiano, una pizzeria o un supermercato.
I fast food offrono per lo più cibo preconfezionato, ma freschissimo: mentre noi sappiamo perfettamente che i tramezzini pomodoro e maionese esposti in un bar o una gastronomia probabilmente stanno lì da 10 giorni, a Londra, visto che evidentemente nessuno cucina mai in casa propria, sono freschissimi e rimpiazzati più volte al giorno. Ho trovato cibi "Suitable for vegetarian" ovunque e di qualunque tipo, persino l'insalata con i cubetti di tofu grigliato.
I ristoranti sono abbastanza cari.
I supermercati sono di concezione diversa da quella nostra: vendono quasi esclusivamente cibo già cotto e confezionato, o già pronto solo da ficcare in forno. Gli Inglesi non cucinano, ve l'ho detto. Quindi vi si trova di tutto, a partire dal sushi fino al pollo arrosto, il risotto ai funghi, la macedonia di frutta, la torta con su scritto "Happy birthday" e i calici di plastica con già dentro il vino. Di fame non si muore.

Gli Inglesi
Sfatiamo quel luogo comunque che vuole gli Inglesi come un popolo di antipatici precisini, che se non hai una pronuncia perfetta nemmeno ti ascoltano o fingono di non capirti. Ti ascoltano e si scervellano anche per capire quello che vuoi dire, anche se parli inglese come lo parlo io, ossia un misto di parole inglesi pronunciate malissimo, gesti didascalici e qualche espressione in siciliano che - si sa - è l'esperanto del futuro.
Vanno sempre di fretta, corrono, salgono e scendono gli scalini delle scale mobili dell'underground come se la loro vita dipendesse dal fatto di prendere la coincidenza tra la Victoria line e la Piccadilly line, e non ce n'è motivo perché, come già detto, pure a perderla la coincidenza, al massimo si ritarda di 2 minuti, 120 secondi. Per carità, magari, a seconda delle situazioni, 120 secondi possono davvero fare la differenza tra la vita e la morte per qualcuno, ma che sia qualcosa che riguardi tutta quella massa di gente mi sembra un tantinello esagerato. Dunque tenete la destra. Sulle scale mobili state fermi a destra. E ricordatevi che loro camminano a sinistra. Nei corridoi, sulle scale, mantenetevi a destra sulla corsia di sinistra, altrimenti vi travolgono, se ne fregano, vi atterrano e vi calpestano. Peggio per voi che ve la prendete comoda e non correte come loro.

La qualità della vita del turista
Eccellente, a dir poco. Non so come sia, viverci. Ma girovagare bighellonando tra parchi immensi e monumenti imponenti... val la pena, sì sì.

24/10/14

Quel modo freddo di vivere la rabbia

"Se suo marito le chiedesse scusa e le proponesse di riprovarci, lei cosa risponderebbe?"
"Non se ne parla nemmeno"
"Ne è sicura?"
"Assolutamente. E spero anche che non gli venga mai in mente di propormelo"
"Perché?"
"Perché gli risponderei di no in maniera categorica, e andrebbe a finire che alla fine la stronza sono io"
"Ma perché lei risponderebbe di no in maniera categorica?"
"Perché non riesco neanche a soffermarmi col pensiero sulla possibilità di riaverlo in casa"
"Perché è ancora arrabbiata con lui?"
"Io non sono arrabbiata con lui. Non sono mai stata arrabbiata. Nonostante tutto, io non ho mai neppure alzato la voce con lui. Io sono ferita"
"..."
"Vede, dottor Mercurio, la sera del fattaccio, quando mi ha confessato quello che mi ha confessato, mio marito mi ha uccisa. Non solo in quel momento, ma anche nei giorni seguenti io non sono mai riuscita ad avere una reazione vitale come quella dell'arrabbiarmi."
"Ne è sicura?"
"Sì. Io sono morta dentro, capisce? In quel momento sono implosa. Sono collassata al mio interno"
"Capisco perfettamente. Ma io credo che quando lei parla di implosione, in realtà non riconosce la sua rabbia. La sua morte interiore non è altro che il suo particolare modo freddo di vivere la rabbia".

E' rincuorante scoprire che, a distanza di anni e con due psicoterapeuti diversi, tornano d'attualità sempre gli stessi argomenti. Per la serie: puoi sbatterti quanto vuoi, ma per quanto tu possa riuscire a curarti, non potrai mai riuscire a guarirti.

23/10/14

Ai miei tempi rispondevo "Niente!"

"E allora, Angelica, che hai fatto oggi a scuola?"
"Le cose solite che si fanno a scuola"
"Cioè?"
"Imparare!"
"Ah, bene, e imparare che cosa?"
"Tutto!"

22/10/14

Oggi sposi



E così, Anna e Nicola, oggi si sposano.
Qualche settimana fa, lei mi ha chiesto di scrivere qualcosa per loro, da leggere durante la cerimonia, ma… io… io non sono il tipo che legge in pubblico, e Anna lo sa! Tuttavia… Tuttavia me l’ha chiesto, ed io, ad Anna, non riesco a dire di no.
Lei è Anna, la mia “Annuzza Bedda”, la mia “Piccipucci”… come faccio a dirle di no? E’ la mia pittrice preferita, la mia compagna di avventure e tatuature…
E Nicola… beh… lui è… è… Boh? Lui è il millenario fidanzato nonché imminente marito della mia Annuzza Bedda, e tanto gli basta.

Dunque ho accettato. Li odierò per sempre, ma ho accettato.
Quindi eccomi qui, a scrivere un testo per loro. Un testo alla mia maniera. Un testo che in questo preciso istante viene pubblicato come post programmato sul mio blog.

Un testo che parla di matrimonio.
Ecco, il vero problema, è questo.
Lo so che millanto una brillante carriera di scrittrice, e uno sfolgorante successo da blogger, ma… per un matrimonio? Io? Per un matrimonio? Come faccio *io* a scrivere un testo per un matrimonio?!
Io, che ho visto disintegrarsi quello mio poco meno di un anno fa. Credo proprio di essere la persona meno adatta per… Aspetta.
Forse, proprio il fatto che abbia sulle spalle un matrimonio fallito, fa di me una delle persone più adatte a parlare e scrivere di matrimoni. D’altro canto, di opinioni ed esperienza in merito ne ho a bizzeffe. Fondate per lo più sulla mia esperienza personale, certo, ma non per questo meno valida. Anche perché del matrimonio ho proprio vissuto tutto, o quasi, nel bene e nel male.
Lo conosco bene il matrimonio. L’istituzione. Il sacro vincolo.
Anche se, forse, non l’ho conosciuto affatto.
Cos’è, in fin dei conti, un matrimonio? Non è certo il semplice e freddo attenersi a quegli articoli della costituzione che verranno letti tra poco. E non è nemmeno un giuramento reciproco fatto sotto l’occhio benevolo di una qualsivoglia Entità Divina. No, il matrimonio è ben altro.

Il matrimonio è pensare in due, vivere in due, essere in due. Ecco il punto fondamentale e imprescindibile di un matrimonio: il numero due. Un numero due che mai meglio di adesso è la somma di uno più uno. E’ un due indivisibile. E tutta la sua forza, tutta la sua essenza, tutto il suo potere sta nel segno “più” che unisce gli uno. E’ tutto lì. Il segno “più”. Quel segno “più” che graficamente rappresentiamo come una croce, e non a caso. Perché quando si decide di sommarsi a qualcuno, ci si arricchisce, ci si guadagna, si aumenta e ingrandisce la propria persona e la propria personalità, ma il tutto avviene sempre con qualche sofferenza, qualche dispiacere, qualche croce, appunto.
Però è bellissimo. Quando i due uno si sommano, così aguzzi, stretti e lunghi come sono, in piedi in bilico sull’unico pixel che fa loro da base, diventano due, bello, pieno e rotondo in cima e ben piantato sulla sua larga stanghetta alla base. Quant’è bello il due. Quant’è solido.
Ecco, questo è l’unico augurio che mi sento di fare ad Anna e Nicola: siate due, sempre. Belli rotondi e pieni in cima e saldamente poggiati alla base. Finché sarete due, niente potrà colpirvi.

A questo punto ho finito.
Adesso a voi la parola, la vita, l’avvenire, tutto il futuro che abbiamo davanti.
Mi raccomando, fate i bravi. E per l’impegno materiale e spirituale che mi avete fatto volontariamente assumere per il vostro matrimonio, quando un giorno avrete dei figli, se dovesse arrivare una femminuccia, il minimo che posso aspettarmi da voi è che la chiamiate Lucy.
Voi chiamatela Lucy che poi, per lo “psychiatric help”, la istruisco io.

20/10/14

Cose che ti risollevano la giornata

Scoprire che qualcuno ha comprato il tuo libro proprio nel giorno del tuo compleanno, e lasciarti coccolare dall'idea che non sia stata una coincidenza ^_^

19/10/14

In questo uichènd

Ho iniziato con le pulizie generali di tutta la casa, la strada, il quartiere, l'intero universo... Ho continuato con un addio al nubilato chiassosissimo e divertente... Ho proseguito con una mattinata culturale, ascoltando Daniel Pennac che parlava di scuola, di cultura e di educazione alla cultura... Sono andata avanti con l'incontro del circolo letterario... Concludo mettendomi il pigiama.

Beddamatri, quando arriva il lunedì?

17/10/14

Tuttavia

Tuttavia ci sono giornate che prendono così. Basta un niente, una sciocchezza qualsiasi, ad esempio la fodera di un vecchio portadocumenti in plastica che fa capolino dal caos sulla scrivania, che lo apri e ci trovi dentro una vecchia tessera del cral del 2011 e d'improvviso...
...d'improvviso crolli, e gli occhi ti si riempiono di lacrime e non riesci a trattenerti. E allora piangi. E ti sfoghi, o almeno è ciò che credi, e non capisci perché piangi, non capisci per CHE COSA piangi. Se è perché nel 2011 eravate ancora una famiglia in assetto standard, se è perché non riesci a immaginare che sia possibile che sia successo veramente, se è perché ti sembra impossibile pensare a come era prima, perché ti sembra un sogno e non sai, non capisci, se ciò che ti sembra un sogno è la vita attuale oppure quella che è da poco finita. Sembra incredibile che solo fino a qualche mese fa le cose erano diverse - meglio o peggio non è facile dirlo: diverse - e ti sembra ancora più incredibile pensare che tutto ciò che è successo, sia accaduto per davvero, ma contemporaneamente pensi che ti viene ancora più difficile pensare di tornare indietro, rimangiare le scelte, le decisioni.
Però c'è questa casa che non fa che ricordarti ciò che è stato, prima durante e dopo, e ne hai tempo a sbatterti a destra e sinistra, a cambiare la disposizione dei mobili, sostituire le foto nelle cornici, aggiungere, togliere, modificare... perché poi basta un niente, basta un'insulsa tessera del cral del 2011 e ti ritrovi di nuovo nell'abisso, nell'inferno, nella disperazione più nera.
E pensi che tutto questo non lo meritavi.
Tuttavia.
Tuttavia è successo.
E l'unica cosa che puoi fare è asciugarti le lacrime e convincerti che va tutto bene.

16/10/14

1952

Lo so, avevo detto che avrei avvisato al numero 1950, ma mi è scappato.
Comunque, per voi saperlo, questo è il post numero 1952.
Ricordatevi il concorsone "Psychiatrichelpìzzati e vinci" al post 1978!

15/10/14

Fiera

Fiera di me, camminando a testa alta, col mio solito passo spedito.
Fiera di me, sulla strada verso casa, per aver vinto.
Fiera di me, in un cielo azzurro e luminoso, per aver affrontato il muro e averlo distrutto, quasi come se fossi stata alla guida di un carro armato, diritta verso l'obiettivo, precisa, inesorabile e inarrestabile. L'effetto sorpresa, il coraggio e la voglia di colpire, di affrontare, di dimostrare. L'irrefrenabile desiderio di umiliare.

Io ho vinto. Sono fiera di me.
Lui sta ancora a guardare le macerie intorno a sé, chiedendosi che ne è stato del suo bel muro. Sono fiera di me.

14/10/14

Sono tornata da Londra

Tra qualche giorno pubblicherò il mio "Mastodontico post su Londra", ma, per il momento, vi basti sapere che sono tornata.

11/10/14

36 e 7

Se tutto è andato bene, in questo momento sono in Inghilterra, in viaggio verso Glastonbury. Avevo detto che non avrei scritto nulla da lì, e infatti è così.

Però oggi io compio 36 anni, e questo blog ne compie 7; dunque un post (anche se programmato) ci stava.

Auguri a noi.

09/10/14

Fly to London

Innanzi tutto vi avviso che questo è un post programmato.
In questo preciso istante dovrebbe aver appena staccato le ruote da terra l'aereo che mi porterà a Londra.

Se avete buona memoria dovreste riconoscere la data odierna.
Sì. Oggi *sarebbe stato* il mio anniversario di nozze. Oggi *avremmo festeggiato* i nostri 10 anni di matrimonio, che probabilmente in questa vita non mi sarà mai dato di festeggiare.

Per evitare di tagliarmi le vene, me ne vado a Londra con un'amica, per qualche giorno. Ce ne andremo agli studios Warner, a vedere i set di Harry Potter, e poi una mega sfacchinata verso Glastonbury, alla ricerca di Avalon tra le sue leggendarie nebbie, dove spero vivamente che la Dea mi illumini.

Torneremo a Palermo lunedì, ma dubito seriamente che scriverò qualcosa qui prima di allora. Non ho molta voglia di stare dietro al wi-fi. Anzi coglierò l'occasione proprio per staccare da tutto e quasi tutti.

Fate i bravi mentre non ci sono! Io ho promesso ad un'amica che, invece, farò la monella, la monellissima, la monellerrima!!! ;-)

08/10/14

Pig Pen

Pig Pen è un personaggio minore dei peanuts, ma famoso e riconoscibile da chi abbia visto almeno uno dei cartoni animati, perché vi compare molto più spesso che nelle strisce.
Pig Pen, per intenderci, è il bambino polveroso e impolverato, quello che si porta addosso "secoli di storia" e che è capace di sollevare una nuvola di polvere anche in mezzo alla neve.

Di Pig Pen cito spesso una frase, che lui dice nel cartone "È Natale, Charlie Brown", che è una piccola perla di saggezza, sarcasmo e percezione deviata del sé.
" ...ti sbagli, io sono molto signorile invece, sono un concentrato di signorilità".

Ecco, oggi una certa persona mi ha dato prova di essere l'incarnazione di Pig Pen: un concentrato di signorilità avvolto da una nuvola di polvere e terra.

Ma vaffancuBo.

07/10/14

Cedere

La mia parola del giorno è stata "cedere".
A sentire il mio psicoterapeuta, dovrebbe diventare la mia parola della vita.

Cedere nei riguardi degli altri.
Cedere nei riguardi di me stessa.
Riconoscere le debolezze, ammetterle, contemplarne l'esistenza, e cedere.

Più che cedere, oggi sono proprio franata. Di dentro. Il mio blocco di cemento armato ha iniziato a sgretolarsi lungo le crepe causate dal verbo "cedere".
La seduta di psicoterapia più faticosa mai avuta finora.

Adesso vado. Voglio provare a cedere un'altra volta. Vado a fare una telefonata. Se riesce bene, aggiorno il post. Se non aggiorno il post significa che il muro contro cui ho deciso di scontrarmi, è ancora più solido e forte di me.

06/10/14

Otto mesi

Da otto mesi sono sola, anche se, tra figlie, amiche, amici, parenti e qualche corteggiatore, non sono mai stata sola.
Mi ci sono sentita, questo sì, ma non lo sono mai stata.

Come va?
Boh? Va.
L'importante è che vada, in un modo o nell'altro.

Sembrerebbe che, in qualche modo, siamo riuscite a trovare un certo equilibrio in casa e fuori. Ci siamo abituate alla nuova routine, all'assenza fisica, al diverso assetto concreto e finanziario.
Angelica è quella che risente ancora dolorosamente della mancanza del padre in casa, e quando lo vede gli si appiccica addosso peggio di una cozza, e a vederla mi sanguina il cuore. Perché non è giusto. Non è giusto che una bambina così piccola debba vivere questo dolore che non è neppure in grado di capire. Ancora dopo otto mesi mi domanda perché ci siamo lasciati, suo padre ed io, e chi l'ha deciso. Non capisce, non sa e non potrebbe comprendere quanto sia stata dolorosa e altrettanto inevitabile la scelta. Quanto io abbia dovuto difendere con le unghie la mia dignità di donna e moglie. E quanto io stia male a vederla, a sentirla, a rispondere a quelle sue domande in modo sereno ed equilibrato, mentendole anche un po'.
Prima o poi lo saprà, e spero che a quel punto capirà la mia decisione.
Vivo di questa speranza.

Per il resto, a parte il magone costante nei confronti delle bambine, io sto bene, sto meglio. Mi sento ottimista. Mi manca solo un vero lavoro retribuito, per il resto, poi, non mi lamento.
Infine ci starebbe bene anche un flirt, a questo punto della storia, ma già a inizio estate ne stava cominciando uno che è subitaneamente finito (per mia fortuna oserei aggiungere) e non sono sicura di esserne davvero pronta.
Che poi non è il sesso in sé. Quello, se volessi veramente, probabilmente potrei anche procurarmelo con relativa facilità.
È l'uomo accanto. È una carezza. È qualcuno che ti aiuta a spostare i mobili pesanti o aprire i barattoli. È qualcuno contro cui accucciarti quando, in un letto matrimoniale incredibilmente grande e disperatamente vuoto, senti freddo nelle prime notti d'autunno.
Ecco, è questo che mi manca davvero.

Però sto bene.

05/10/14

Di nuovo 68

Finalmente ho riperso, in 5 settimane, i due chili che avevo ripreso durante l'estate di bagordi.
Il difficile sarà, adesso, passare indenne attraverso l'autunno-inverno fatto di castagne, cioccolata calda e uno sconsiderato numero di torte di compleanno.

04/10/14

Io cucio

Mi son trovata un impegno. Non un lavoro: un impegno. Per essere un lavoro dovrebbe essere retribuito, e non lo è, non regolarmente, non adesso, non in modo significativo. Non.
Vado a cucire per conto di una designer tessile, che crea borse e accessori in stoffa, per l'abbigliamento e per la casa.
Questo so fare: cucire. E lo faccio. E lo faccio bene, e con passione, e con gioia.
Se solo mi pagassero, sarebbe davvero un sogno che si realizza.

(La designer lavora in "conto vendita" in alcuni negozi, per cui se, alla fine di ogni stagione, tolte le spese dall'eventuale ricavo delle vendite, le resta qualcosa, mi da una percentuale che nemmeno so quant'è. Per cui, se tutto va bene, i primi soldi potrei vederli verso aprile 2015. Coraggio. La vita è troppo breve per sprecarla disperandosi)

03/10/14

Gratificazione e gratitudine

Non so di quale delle due si sia trattato, mai ha fatto molto piacere sapere che una certa persona si è accorta di una certa gentilezza da parte mia nei riguardi di un'altra persona a lei cara, e che lo abbia riferito ad un'amica comune.
Meglio sarebbe stato se me l'avesse detto direttamente, ma si sa, non tutti gli adulti lo sono davvero.

02/10/14

Tuoni e grilli

La cosa bella, di dove vivo, è che nel primo autunno può scoppiare un temporale con lampi, tuoni, fulmini e saette, e piovere tonnellate e tonnellate d'acqua, ma poi, dopo un'oretta scarsa, tutto si placa e, poco a poco, si sentono i grilli tornare alla loro vita notturna.

01/10/14

Il dolore

Il dolore fisico non sempre è solo il sintomo di qualcosa di negativo. Talvolta è il segno di qualcosa che si sta producendo, costruendo, creando.
Il dolore del parto, ad esempio. Produce marmocchi.
O il dolore della ceretta. Produce pelle liscia.
O il dolore di quando vai a sbattere il mignolino del piede contro lo spigolo della sedia. Produce parolacce.

Poi c'è un altro dolore produttivo, ma vi svelerò qual è solo tra qualche giorno.
E se volete tirare a indovinare, accomodatevi ai commenti. 'Nsi vince niente però, sappiatelo! :-)