29/11/16

Raccomandazioni

Stamattina, mentre salutavo Matilde che si avviava verso la sua scuola, riflettevo sul fatto che io non sono una mamma da raccomandazioni.
Mia madre, ancora oggi, se prendo l'aereo mi dice "Stai attenta, mi raccomando", come se l'aereo lo guidassi io, e allo stesso modo "si raccomanda" ogni volta che ci salutiamo, ogni volta che sa che sto uscendo, viaggiando, guidando.
Ecco, io no. Io non ne sono capace.
Non mi è mai venuto, in questi primi due mesi di scuola, ora che Matilde va da sola, a piedi, per strada, di salutarla raccomandandole di stare attenta. Le auguro buona giornata, piuttosto. Buon lavoro. Buono studio. "Buon tutte cose", è la volutamente sgrammaticata frase con cui ci salutiamo. Mai "Stai attenta". Spesso ci aggiungo anche un "Ti voglio bene", un "Sei la mia ragazzina grande", ma mai "Stai attenta", mai.
Fondamentalmente perché io penso che lei stia attenta, a prescindere dal fatto che io glielo dica o meno. Non potrei lasciarla andare e tornare a scuola da sola se non fossi sicura della sua attenzione, prudenza, serietà, giudizio, assennatezza.
Da diversi anni è stata già istruita sul come nel mondo ci siano persone buone e persone cattive, e che non è semplice riconoscere le une dalle altre, dunque, nell'incertezza, non bisogna dare eccessiva confidenza a nessuno. E avvisarmi sempre se succede qualcosa che, a suo parere, esula dal naturale corso delle cose. Ché quel telefonino serve per queste situazioni, non solo per giocarci a Minecraft. E lei lo fa, serenamente e tranquillamente.
Si muove con sicurezza e disinvoltura per strada (mi è capitato di osservarla da lontano) e l'unica cosa che la mette in crisi è la possibilità di incontrare un piccione morto sul marciapiede. Lei sta attenta, anche se io non glielo dico.

Io non lo so quanto l'ansia invadente di mia madre abbia potuto influenzare la mia autostima durante l'età dello sviluppo. Non so nemmeno quanto io, con la mia assenza di raccomandazioni, stia influenzando la crescita di Matilde, per non so... Così, "a sentimento", io credo che un saluto "Mi raccomando, stai attenta" lasci addosso una sensazione che non ha nulla a che fare con il calore di un "Ciao amore, buona giornata! Ti voglio bene".

3 commenti:

lauraricama ha detto...

NOOOOOO!!!! allora le loro insicurezze sono il frutto di quella stupida frase che io dico da anni ogni volta che escono da casa? ed la ripeto sempre, anche a mio marito… :(

Lucy ha detto...

:-D
Non lo so, Laura, però semiseriamente parlando, oggi come trent'anni fa, io mi irrito quando miaasre mi faceva e mi fa le raccomandazioni. Le prime volte uscivo di casa col panico addosso: devo state attenta? Potrebbe forse succedermi qualcosa ed io non sono in grado di capirlo/affrontarlo/gestirlo?
Poi è diventata vera e propria sensazione di mancanza di fiducia da parte di mia madre. Mia madre mi raccomandava di stare attenta perché non pensava che io fossi in grado di affrontare il mondo esterno da sola. E siccome, per grandi linee, alla base di quasi tutte le mie patologie psichiatriche ci sta proprio il rapporto con mia madre... Boh? Chi può dirlo?
Lo scopriremo tra vent'anni, forse, quando anche Matilde andrà in terapia per salvarsi dal danno che ho fatto io nella sua crescita XD
(Nessun genitore può illudersi di attraversare in modo innocuo la vita del proprio figlio)

Angie ha detto...

bel post.. :*
secondo me, fai meglio a dirle l'ultima frase...
:*