31/10/17

Bellissimo

E' stato bellissimo.
Non tanto l'aver ricevuto un invito. Non tanto il fatto che lei, da vera potterhead figlia di potterhead, pensando a un fantasma ha scelto di travestirsi da Mirtilla Malcontenta.
Ma il fatto di andare lì, a riprenderla dopo 6 ore ininterrotte di festa di halloween e trovarla seduta a cenare, con alcuni suoi nuovi compagni, allegra, serena, e vederla salutare dagli altri con sincero e caloroso affetto, e sentirla raccontarmi di quanto si è divertita con gli occhi che luccicavano di gioia ed entusiasmo, ecco, questo sì. Questo è stato bellissimo.
Perché più di tutto temevo per Matilde, ormai in un'età difficile senza doverci pure mettere necessariamente il carico di un trasloco e un impianto in un ambiente nuovo e già formato, e avevo paura che i compagni la isolassero o si isolasse lei stessa. Invece è lei, sta bene, si è inserita. E' bellissimo.

30/10/17

Il primo passo

La scorsa settimana ho assistito al primo passo di uno dei due bambini che accudisco. Non ho detto nulla ai genitori perché credo che il primo passo sia uno di quegli eventi sacri cui i genitori dovrebbero assistere in prima persona. I bambini stanno più tempo con me che con loro, ma questo non mi autorizza a "rubare" questi eventi epici. Ero sicura che avrebbe continuato ad esercitarsi nel fine settimana, dando modo ai genitori di assistere all'evento.
Stamattina, invece, durante le chiacchiere con passaggi di consegne e istruzioni del padre, lui non ha fatto alcun accenno ad eventuali primi passi in autonomia del bambino, dunque ho dedotto che il piccolo non si è esercitato affatto in mia assenza.
Stasera, quando me ne sono andata, gli ho sussurrato "Dai, fatti vedere da papà mentre cammini, e domani mi apri tu la porta, va bene?"
Vedremo.

27/10/17

Fastidio, sollievo e orgoglio

Fastidio è sentire il telefono di tua figlia che squilla alle 22.
Sollievo è sentire che è una sua compagna di classe che ha un problema di computer, pen drive, lettori dvd e file.
Orgoglio è sentire che lei, non solo si presta ad aiutare la compagna da remoto, ma che le da anche le informazioni corrette per risolvere il problema.

26/10/17

La femmina e il cerotto

"Mamma ma dove stai andando vestita così?"

Sono le 14.30. Alle 15 ho appuntamento con un'amica in centro: lei si trova qui di passaggio e sarebbe un peccato non riuscire nemmeno a prendere un caffè insieme, tanto più che oggi io non lavoro. Ora: la mia uniforme lavorativa prevede abiti comodi, preferibilmente vecchi e già logori o macchiati, ché tanto finiscono scacazzati, sbavati, spernacchiati, sputazzati di pappe varie ecc.
Se non lavoro sto a casa a fare pulizie, spesa ecc, per cui mi vesto comoda. Per una volta che ho un evento da "donna" che non necessariamente significa mamma, o surrogata della, mi posso vestire da "femmina"? Una volta tanto? Un abitino, i tacchi... I collant, questi sconosciuti.

Bene. Tranquillizzo la figlia maggiore, procuro una baby-sitter per quella minore e vado.
Vado in giro, vestita da femmina.
Mi specchio nelle vetrine, mi godo gli sguardi degli uomini, mi congratulo per il mio aspetto.
Poi salgo sull'autobus e quando faccio per prendere il biglietto mi ricordo di sfoggiare alla mano destra un glamourissimo cerotto dell'ikea con le coccinelle.
Davvero.

Morale: puoi tirarti a lucido quanto vuoi, ma la tua identità segreta di mamma strampalata salterà sempre fuori.

25/10/17

Stavi per farmi piangere

"C'è un problema. Non trovo Isotta".
Questo allarmante messaggio mi era stato mandato dall'Amico Nerd sabato scorso, qua do era andato a casa mia (a Torino) a dare l'acqua alle piante mentre noi eravamo a Palermo.
Isotta è la nostra animaletta domestica, una piccola tartaruga terrestre che, nonostante tutto, è sopravvissuta insieme a noi al trasloco.

Sono stata 48 ore in ansia e allibita per l'accaduto. Dal suo terrario sul balcone non avrebbe mai potuto fuggire, eppure l'aspetto era intatto, senza nessun segno di "effrazione", né umana né animale. (Non stupitevi: ad una mia amica sono entrati appositamente in giardino per rubarle le tartarughe, e gli uccelli sono i più pericolosi predatori urbani).

Torniamo a Torino e, con nonchalance, do un rapido sguardo al terrario che era già stato grossolanamente controllato dall'Amico Nerd, facendo attenzione a non attirare l'attenzione delle mie figlie. Isotta non c'è.
L'indomani provo a controllare più accuratamente, ma quando torno a casa ci trovo già le bambine con la baby-sitter e non ho la possibilità di rovistare a dovere senza che loro se ne accorgano. Nel frattempo, ovviamente, con lo sguardo perlustro i balconi dei piani di sotto, la strada, il marciapiede, la banchina. Non mi aspetto di trovarcela viva, ma se è caduta dal balcone ha di sicuro fatto una bruttissima fine delle quali nessuna pioggia aveva potuto cancellare le tracce.
Niente da fare, bisogna affrontare la situazione, per quanto triste e inspiegabile possa essere.
Il secondo giorno torno a casa e aspetto di restare da sola con Matilde e Angelica.
"Ragazze devo darvi una brutta notizia riguardo Isotta"
Loro si preoccupano e Angelica ribatte "Io ieri l'ho cercata e non l'ho vista!"
"Ecco, è esattamente questo il problema. Non c'è"
Seguono scene di panico, investigazione domestica e stupore quando, dopo qualche minuto, dico "Sentite, l'unica cosa che non ho ancora fatto è rovistare nella terra fino in profondità. Non vi nego che ho poche speranze di ritrovarla perché, lo sapete bene anche voi, quando Isotta si interra non scava mai oltre il primo giro di placche del carapace, ma dato che è l'ultima possibilità, per non lasciare nulla di intentato, prendiamo una paletta e scaviamo"
Una reggeva la torcia (si era ormai fatto buio), l'altra smontava tutti i complementi d'arredo, pezzi di tegole per rifugio e vaschetta dell'acqua, e abbiamo iniziato a scavare.
Niente. Niente. Niente.
La terra era perfettamente compatta, nessuno l'aveva toccata, smossa, frugata.
Scaviamo ancora.
Niente. Niente. Niente. Nien... Oplà!


Che "Grandissima b*ttana" non gliel'ha risparmiato nessuno.
Si era sotterrata totalmente, con almeno due cm di terra sopra il guscio. Ci vuole il letargo, sì, e magari è anche vero che la poveretta sta partendo un po' di più il freddo. Ma almeno avvisa!
E lapidario è stato il rimprovero di Angelica: "Isotta, sei monella! Stavi per farmi piangere!"

Per stavolta ci è finita bene. Isotta verrà trasferita stasera in un'apposita vaschetta da letargo che verrà riposta nel punto più freddo della casa, in modo che possa fare il suo fisiologico letargo senza interferenze, ma che non rischi di farcela letteralmente e drammaticamente morire di freddo nelle notti torinesi.

24/10/17

La rappresentazione

"Lucy, ma tu scrivi davvero così?"
"Così come?"
"Così male. Disordinato, incomprensibile, ingarbugliato"
"Hai descritto perfettamente il mio essere"
"Ma finiscila. Probabilmente è perché non ti sei laureata"
"Eh?!"
"Se tu avessi finito l'università di sicuro avresti imparato a scrivere più pulito e ordinato, a prendere appunti, a presentare testi agli insegnanti..."
"A parte il fatto che la tua è una discriminazione razzista che non sta neanche in piedi perché, senza scomodare i luoghi comuni sui medici, conosco tanta gente laureata che ha una calligrafia scarabocchiata più della mia; ma poi da quale piedistallo pretendi di conoscere le cause della mia grafia disordinata? Stai asserendo che dovuta a una mia presunta mancanza di esercizio. Ebbene, ragazzino insolente del quale proteggo l'identità perché sono una signora, sappi che io ho scritto a mano su quadernoni i miei primi romanzi, che ho scambiato centinaia di lettere vere di carta con almeno una decina di corrispondenti diversi, italiani e stranieri, e che ad oggi prediligo carta e penna ai supporti tecnologici per prendere appunti, liste della spesa ecc"
"Uh, e non c'è bisogno che ti arrabbi"
"Che poi, scusami, ma adesso voglio vedere com'è la tua di calligrafia"
"Io scrivo pulitissimo e ordinatissimo"
"È vero. Sembra scritto coi trasferelli"
"Ecco"
"Beh, dai. La calligrafia è la perfetta rappresentazione del nostro essere. La tua rispecchia la tua mania ossessiva per il perfezionismo, la mia riflette il senso di disagio e inadeguatezza che ha da sempre accompagnato la mia vita"

Il "ragazzino insolente" non è neppure tanto ragazzino, ma io sono troppo buona.

23/10/17

Come un sogno

È successo esattamente al contrario. Negli anni passati ogni volta che tornavo a casa dopo essere stata a Torino avevo la sensazione di non esserci mai stata veramente, come se l'esperienza fosse stata un sogno, un'allucinazione, o banalmente come se l'avessi visto in un film.
Stavolta è stato l'opposto. Dopo esattamente 6 settimane dalla partenza, siamo state un fine settimana in Sicilia, e quando siamo tornate alla casa di Torino ho avuto la stessa identica sensazione, ossia di non essere mai davvero partita. Gli amici e i parenti che ho rivisto, li ricordo come in sogno. Il profumo del mare e il tepore del sole probabilmente erano solo vecchi ricordi di qualche tempo fa.
Ciò che ho fatto e cio che non ho fatto.

È normale questo senso di estraneità alla realtà?

Durante l'ultima seduta dallo psicologo gli dissi che ero molto curiosa di come sarebbe cambiato il mio modo di vivere i ritorni a casa, sia in una direzione che nell'altra. Lui mi ha risposto che generalmente si sviluppa una lieve e fisiologica "seconda personalità": la Lucy di giù e la Lucy di su, uguali ma con diverse peculiarità sviluppate e adattate al contesto, un po' come accade nella differenza tra come si è in ambito familiare e come invece in ambito lavorativo.

Ecco, al momento io temo di non essere ancora nessuna delle due, o forse tutte e due insieme, mischiate e confuse l'una nell'altra, senza riuscire a prendere veramente contatto con il mio ambiente nel momento attuale.

20/10/17

In due minuti

Tutta la gioia, la commozione, il senso di sollievo e appartenenza provati non appena messo piede sulla pista dell'aeroporto, sono stati spazzati via rapidamente dopo i primi due minuti di guida a Palermo.

19/10/17

In senso inverso

Fare il check-in. Scaricare le carte d'imbarco. Prendere le valigie. Uscire. Chiamare un taxi e chiedere di andare in aeroporto. Passare i controlli. Imbarcarsi. Allacciare le cinture. Decollare. Dire "Ciao ciao Torino, ci vediamo domenica".

Per la prima volta, la prima di chissà quante altre volte, abbiamo preso l'aereo al contrario. Partenza e ritorno in senso inverso.
È stato strano, epico, emozionante.

18/10/17

Utile

È faticoso, a tratti logorante, fisicamente pesante, ma il mio lavoro mi piace.
Accudisco due gemelli di un anno appena compiuto, per 11 ore al giorno, tre giorni la settimana.

La mia giornata lavorativa comincia alle 7.50, quando si svegliano, e finisce alle 18.30 circa, quando il padre rincasa.
Li lavo, li vesto, li nutro, gioco con loro, li faccio dormire, li porto al parco, canto per loro e li coccolo.
Una fatica immane, ma mi da soddisfazione. Sarà perché sono due, ma mi sento molto più gratificata rispetto all'anno scorso, quando accudivo una neonata singola. E non è solo un discorso economico (ché ovviamente mi pagano moooooooooooolto di più di quanto mi pagavano l'anno scorso in Sicilia) ma proprio del rapporto coi bambini, coi genitori, e la libertà e fiducia che mi sono state concesse nei riguardi anche della casa.
Una cosa strana, mai provata con nessun altro dei lavori che ho fatto finora: mi sento utile. E mi piace.

17/10/17

Ho perso le doppie

Lo so, lo sento, me ne accorgo quando mi ascolto.
Sto modificando il mio parlare, la mia pronuncia. Non lo faccio volutamente, ma consapevolmente: non mi sforzo ma succede, e me ne accorgo.
Non è più la dddoccia, la rrrana, lo zzzucchero.
Si salvano ancora via Rrroma e il numero trecccento, ma chissà per quanto ancora.

16/10/17

Perché lo faccio

Ho donato il sangue due giorni fa. Qui, a Torino, in Piemonte.
Ho dovuto rifare tutta la trafila per i "candidati donatori" nonostante questa sia stata la mia 24esima donazione, perché la banca dati dei donatori di sangue è su scala regionale, dunque è come se io avessi appena iniziato.

Senza dubbio anche in questo, rispetto alla Sicilia, ho trovato maggiore organizzazione ed efficienza. In meno di due ore ero già di nuovo a casa, ho aspettato il turno per una ventina di minuti al massimo, e dalle finestre dell'autoemoteca si godeva una suggestiva visuale sull'autunno dorato e rossiccio del parco dove sta parcheggiata.

Io ho iniziato a donare il sangue a 18 anni esatti, e mi sono interrotta solo per quei 7 anni tra l'inizio della gravidanza di Matilde e i due anni compiuti di Angelica. Sia prima che dopo dell'intervallo 2005-2012 ho donato sempre, con periodicità regolare. E solo parlandone con il medico che mi ha fatto l'intervista pre-donazione mi sono chiesta il perché.

Per egoismo, forse. Perché in questo modo di sono riuscita ad avere gratis un quadro generale del mio stato di salute almeno due volte l'anno. Un po' per senso del dovere. Perché ho spesso sentito parlare di carenza di sangue nelle riserve degli ospedali siciliani che sono costretti a comprarlo da altre regioni.
Ma forse, soprattutto, perché mi fa piacere pensare di poter essere d'aiuto. D'aiuto a sconosciuti e a titolo totalmente gratuito e anonimo, ma d'aiuto. D'aiuto a qualcuno che ne ha bisogno. Nella speranza che, casomai dovessi essere io ad averne bisogno un giorno, da qualche parte ci sia stato qualcun altro che abbia voluto essere d'aiuto a me.

12/10/17

Tra un anno

Scrivo questo post per rileggerlo tra un anno, all'indomani del mio quarantesimo compleanno.
Voglio parlare di cosa immagino, oggi, per i prossimi giorni e mesi, ciò che desidero che accada, ciò che voglio fare.

Prima cosa: sarò una quarantenne libera, autonoma, indipendente. E non mi riferisco ad una libertà-libertinaggio, né all'assenza di vincoli o legami, e nemmeno ad un'indipendenza economica.
Voglio essere addentro alla mia vita, in libertà, autonomia e indipendenza, e soprattutto in consapevolezza di chi sono e come vivo.

Seconda cosa: voglio lavorare, molto e bene; voglio che i miei datori di lavoro siano soddisfatti di me, ed io di loro.

Terza cosa: voglio festeggiare il mio compleanno con una festa vera. Festeggiare, ballare, ridere, mangiare, gioire. Che siano 100 invitati o soltanto due, l'anno prossimo festa grande come neanche per i 18.
E festeggerò tutto, i quarant'anni compiuti e i traguardi raggiunti.

11/10/17

39 e 10

Ciò che è davvero sorprendente, della giornata di oggi, non è tanto il fatto che io compia 39 anni, quanto il fatto che questo blog ne faccia 10.
È ufficialmente l'impresa più duratura che abbia mai portato avanti nella mia vita.

10/10/17

Ci avevo sperato

"Mamma ho fatto vedere alla maestra la custodia che mi hai fatto per lo strumento di calcolo matematico (*) e le è piaciuta molto"
"Bene, sono contenta. Le hai detto che te l'ho fatta io?"
"Sì, e mi ha detto che sei brava a cucire"
(Brava figlia mia, magari ci facciamo pubblicità, magari alle tue compagne piace e chiedono alle loro mamme di fargliela e le loro mamme non le sanno fare e ce le commissionano. Anche a 5 euro ciascuna...)
"Oh, e tu l'hai ringraziata da parte mia?"
"Sì, certo. E le ho anche detto che è davvero incredibile pensare che sei stata capace di farla a partire da una vecchia gonna jeans che hai comprato al banco dell'usato al mercatino"

Rumore di sogni artigianal-imprenditoriali infranti.

(*): La maestra di Angelica utilizza un metodo non convenzionale per insegnare la matematica, che prevede l'utilizzo di uno strumento che somiglia ad un pallottoliere. Io sono stata capace sono di cucirgli una custodia. Tutte le altre funzioni - spero - le imparerà lei.

06/10/17

Conosci una famosa

"Mamma, ma dove devi andare oggi pomeriggio?"
"Vado ad un convegno letterario, ma in realtà non lo seguirò. La relatrice è un ragazza che conosco solo virtualmente da più di 15 anni e finalmente si presenta l'occasione di conoscerci di persona"
"La relatrice?"
"Sì, la persona che parlerà. Lei insegna all'università, è molto appassionata ed esperta dell'argomento. Ha anche scritto alcuni libri a riguardo"
"Uaaaaaao! E tu quindi sei amica di una professoressa universitaria, che scrive libri e fa la relatrice ai convegni? Ma quindi è una famosa!"

Non ho ben capito se essere fiera delle mie amicizie altolocate o, visto lo sguardo di Matilde, esserne gelosa.

05/10/17

Autunno

Da quando stiamo a Torino abbiamo scoperto l'esistenza di una stagione che era, per noi, un po' come una figura mitologica: l'autunno.
La mattina fa freddino, devi vestirti bene e indossare una giacca media. Dopo le 11 inizia a riscaldare, arrivi alle 14 in maniche corte e ci rimani fino alle 18-19, ossia il tramonto. Appena cala il sole torna il fresco, e l'indomani si ricomincia da capo.

A Palermo l'autunno non esiste. Si va al mare da Pasqua a Natale, ci si lamenta del freddo da Natale a Pasqua. Due stagioni. Facile. Semplice da ricordare e anche un po' da vivere.

04/10/17

Ora sì

Adesso ci siamo tutte.


Adesso è davvero casa.

03/10/17

Condizionale di cortesia

"Lucy, prima di andar via, hai voglia di cambiare il pannolino a S.?"

S. è una dei due bambini che accudisco. Se ho voglia di cambiare l'ennesimo pannolino cacato? Lo faccio per soldi, mica per passione. Come potrei mai averne voglia? Se lo devo fare lo faccio, ma solo perché è una delle mansioni del mio lavoro. Lo faccio perché mi paghi, non perché ne ho vogl... Aspetta. Ora che ci rifletto, questa è una delle vostre curiose costruzioni sintattiche scorrette. Che ci fate una testa tanta per la transitivizzazione del verbo "uscire" ma non è che voi siate esenti da sgrammaticature.

"Sì, certo. Cambio il pannolino e poi vado"

02/10/17

Quanto stiamo imparando

"Ciao Angelica. E allora? Com'è andata a scuola?"
"Bene"
"E la mensa? Che hai mangiato?"
"Pasta con il pesto, poi la carne fatta a pezzettini piccoli e l'insalata"
"Insalata?"
"Si"
"Intendi dire lattuga?"
"Si"
"Tu mangi lattuga?"
"Si"

Alla nuova scuola stiamo imparando molto di più del semplice programma ministeriale